LABRADOR
DA AMARE
Sergio Severgnini è il proprietario dell’allevamento St. John, un luogo dove scoprire una razza che non è possibile non amare
Come nasce la sua passione per i labrador?
«Come capita spesso nel mio settore, ho iniziato innamorandomi del mio cucciolo nel 2007, una femmina di labrador, Jackie, dallo splendido carattere. Grazie a lei, un esemplare bellissimo, ho cominciato a frequentare le esposizioni e da qui a innamorarmi anche di un mondo, quello degli allevatori, e grazie a questi ultimi scoprire tante cose sui labrador, che mi hanno commosso e affascinato».
Quali sono le particolarità caratteriali del labrador a cui accennava?
«Il labrador è un cane generoso e sensibile. Un eterno cucciolo, che non smette mai di aver voglia di giocare e ama la compagnia umana. Sempre disponibile, non porta rancore e ha una totale assenza di aggressività, cani di una delicatezza incredibile. Un esempio? Durante una delle esibizioni a cui ho partecipato con Jackie, abbiamo incontrato una bimba sulla sedia a rotelle. La reazione del cane è stata di affettuosità non irruente – nonostante avesse solo 2 an ni-, sentiva perfettamente la particolarità della situazione emotiva».
Accennava anche al mondo degli allevatori…
«Sì, un mondo del quale mi sono innamorato e poi disamorato. Almeno in senso generale. Oggi troppe persone si improvvisano o creano allevamenti con decine e decine di esemplari. Questo secondo me non fa il bene della razza, ma guarda solo al profitto, infatti dal 2011 sono socio del Labrador club svedese, nel cui stile e filosofia mi riconosco di più e da cui traggo più benefici che non da quelli italiani. Chi ama davvero i labrador fa di tutto per conservare e migliorare la linea genetica che ha ereditato, ricordandosi con gratitudine tutto il lavoro fatto da chi l’ha preceduto.
Il labrador è una razza antica, le sue origini partono con il cane ancestrale, il St. John appunto, nel 1500. Nel 1800 poi nasce la razza vera e propria. Per questo quando li allevi devi essere umile, sapere che la tua fortuna arriva da sforzi fatti per secoli e essere tu stesso disposto a tantissimi sacrifici, senza la speranza di arricchirsi. Facendo allevamento in questo modo infatti non si fa business!».
Lei ha clienti molto importanti, veri e propri vip che risiedono sul Lago di Como o hanno qui una seconda casa?
(Noto subito che questa domanda avrebbe preferito non riceverla…)
«Sì, ma non la metterei in questi termini: io cerco di accontentare e creare rapporti con persone che amano i labrador o che se ne stanno innamorando. Poi, accidentalmente, capita che alcune di queste persone siano calciatori o industriali, ma al cane questo non importa. Gli importa trovare una famiglia che intenda il rapporto cane/uomo al suo stesso modo. L’esempio sono le cessioni di esemplari adulti».
Di cosa si tratta?
«È un programma che il St. Jhon mette in campo per garantire una sistemazione confortevole e una bella vita a quei cani che per ragioni particolari – che durante la cessione vengono esplicitate ai nuovi proprietari - devono essere esclusi dal programma di allevamento. I soggetti che vengono ceduti – che di solito hanno età che partono dai 9 mesi - sono sempre di buon carattere. Ma per noi la cessione di un cane, qualunque sia il motivo, è un evento necessario ma tanto doloroso. Conoscere le famiglie che prenderanno con sé l’animale diventa allora fondamentale: volgiamo assicurarci che abbiano le caratteristiche necessarie».
Quali sono?
(Lo chiedo facendo già mentalmente il vaglio dei componenti della mia famiglia, della casa e del giardino, perché basta un’intervista per essere innamorati di questi cani).
«Le uniche caratteristiche sono l'amore verso questa sensazionale razza, la possibilità di dedicargli del tempo (il labrador non ama stare solo per lunghi periodi, ne soffre) e magari che in famiglia non ci siano elementi troppo irruenti».
Edizione: Ticino Welcome 67 - Set/Nov 2020
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Manuela Lozza