Allevamenti italiani labrador: intervista a Sergio Severgnini
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Cadere in tentazione con questa razza è molto facile, perché i labrador sono come le ciliegie: uno tira l’altro, nell’ambiente viene descritta come “Labrador Mania”
Sergio, da dove nasce la passione per i cani e, in particolare, per quelli di questa razza?
Una passione non ha origini ben specifiche, soprattutto quando si parla di animali.
Nel mio caso ho sempre avuto una grande affinità con gli animali in generale e quando mi sono imbattuto nei labrador è stato facile, è bastato seguire l’istinto.
Lei è un allevatore molto in gamba, quali obiettivi conta di raggiungere?
L’obiettivo principale per un allevatore è sicuramente la selezione e il miglioramento della razza, poi ognuno esprime il significato di queste parole in maniera molto soggettiva nell’ambito del proprio lavoro d’allevamento.
Nella mia testa esiste una tipologia di labrador alla quale aspiro e pezzo per pezzo, accoppiamento dopo accoppiamento, tento di costruire il soggetto che soddisfa il mio gusto personale, chiaramente nel rispetto dello standard di razza.
Certo sarebbe bello, dopo anni di allevamento, passione e fatica, poter lasciare un segno personale nella storia di questa razza. Obiettivo ambizioso, ma non impossibile.
Ritornando ai cani che alleva, lei pensa che in gli allevamenti italiani di labrador abbiano raggiunto un buon livello di selezione per la razza?
Credo di sì, non tanto per i riconoscimenti internazionali che soprattutto in quest’anno sono arrivati ai labrador allevati nel nostro Paese, ma soprattutto perché conosco gli allevatori di questa razza e so che quasi tutti ci mettiamo una grande passione, inoltre, frequentando le esposizioni, posso dire con franchezza che si vedono soggetti di grande qualità.
Il problema della selezione è legata alla possibilità incontrollata che viene concessa a chiunque di poter fare cucciolate. Mi spiego: il lavoro d’allevamento consiste nella selezione della razza che si fa con consapevolezza e cognizione e non è certo finalizzato alla produzione di cuccioli fine a se stessa. A mio personale modo di vedere, le conoscenze dell’allevatore vertono su tre punti focali, che sono: la conoscenza della morfologia/genetica della razza, l’intuito e l’aspetto più complesso, che è la capacità di saper leggere un pedigree e che consiste nella conoscenza approfondita dei soggetti che hanno fatto la storia della razza e le relative linee di sangue, comprendendo se siamo davanti ad un lavoro d’allevamento e selezione della razza o a un semplice accoppiamento casalingo.
Il fatto di avere qualche campione in linea genealogica non significa nulla, molti cani li hanno o addirittura ne sono i figli e sono soggetti che non spiccheranno mai.
Parlo ovviamente di bellezza e corrispondenza allo standard, poi per me tutti i labrador sono belli….
Queste conoscenze delineano nettamente la differenza tra chi fa l’allevatore per passione e chi accoppia i cani e staccano la qualità dei soggetti prodotti in un allevamento da quella dei privati e soprattutto dei negozi, ma agli occhi del privato tutti i cuccioli sembrano belli, quindi chi potrebbe fungere da giudice in questa faccenda?
L’ENCI è chiaramente unico ente italiano preposto a tutelare la genealogia dei cani nati in Italia, ma anche in questo caso è latitante, in quanto non fa nulla per impedire che si facciano degli accoppiamenti senza cognizione di causa e attribuisce i pedigree a tutte le cucciolate, purché nate da soggetti iscritti, intascandosi i soldi per le iscrizioni dei cuccioli e di fatto equiparando il lavoro degli allevatori a quello degli accoppiamenti fatti tra i cani dei vicini di casa, non tutelando in tal modo il faticoso lavoro dei primi.
Frequenta molte esposizioni all’estero? Cosa pensa del livello europeo di questa razza?
Non vado molto all’estero, ma conosco alcuni allevatori esteri con i quali ho dei rapporti e posso dire che la qualità allevata in Europa è decisamente alta, soprattutto nei Paesi scandinavi.
A differenza di quanto avviene in Italia, in Europa in generale c’è maggiore attenzione alla tutela delle razze e gli enti cinofili o kennel club sono sempre impegnati a migliorarsi in tal senso anche a discapito dei propri incassi.
Ci parli dei suoi esemplari e dei risultati che ha raggiunto.
Seleziono prevalentemente i colori chocolate e nero e al di là dei risultati in esposizione, che contano fino ad un certo punto viste le modalità con le quali si svolgono, personalmente ritengo che tutti i miei cani abbiano tutte le caratteristiche utili per aiutarmi ad ottenere i risultati che citavo prima. Ottima morfologia, ottimo carattere e, come si dice in gergo, ottima genealogia d’appartenenza. Sono tutti cani molto bilanciati ed equilibrati, certo hanno i loro difetti, ma se non fosse così sarebbe tutto troppo semplice.
Per lei allevare i cani è più un hobby o una professione?
Decisamente un hobby, anche se ho dovuto costituire un’azienda agricola essenzialmente per pagare equamente le tasse.
Sull’attività d’allevamento non ci si possono tirare fuori grandi margini se non quelli utili a ripagarsi le pesanti spese di mantenimento dei cani, delle esposizioni e delle strutture. In questo poi, pur essendo l’allevamento cinofilo un’attività che ricade tra quelle agricole, il fisco non ci dà certo una mano. Sicuramente c’è chi ci campa, producendo 200/400 cuccioli all’anno, ma i compromessi a cui scendono questi signori li allontanano dalla definizione di allevamento e li avvicinano più a quella della fabbrica, infatti sono costretti ad usare i loro cani come animali da reddito, dimenticandosi di tutti gli aspetti etici legati a questa attività e soprattutto tralasciando la qualità.
Purtroppo l’ENCI, con una politica poco attenta e molto incentrata sul guadagno, privilegia questa gente assegnandogli magari il premio di miglior allevamento dell’anno, semplicemente perché sono quelli che ottengono il maggior numero di giudizi “eccellenti” con i soggetti prodotti da loro, senza però tener conto che un eccellente in Italia lo prendono quasi tutti i cani e che è quindi direttamente proporzionale al numero di cani prodotti e presentati in un anno e non certo alla qualità in termini assoluti, relegando quindi quest’ultima ad un ruolo secondario.
Basti pensare che l’allevamento che ha prodotto il campione mondiale in carica e il vincitore del Cruft ’13 per la razza (importante manifestazione inglese, tipo la Champions League dei cani per intenderci) quest’anno non è stato premiato come miglior allevamento dell’anno e con buona probabilità non lo sarà nemmeno l’anno prossimo.
Da questo si può capire che c’è qualcosa che stona e l’ENCI dovrebbe porsi delle domande al riguardo e riportare l’attenzione sulla qualità dei cani e non sul numero d’iscrizioni alle manifestazioni.
Cosa pensa della razza che alleva?
Beh la risposta è scontata e chiaramente di parte, è la migliore del mondo, non ha una solo controindicazione, a parte la labrador mania che ho citato prima.
Credo che se si chiedesse a un ragguardevole numero di persone di disegnare un cane, la maggior dei disegni raffigurerebbe un labrador.
Direi che è il cane per definizione, molto versatile ed intelligente, silenzioso, è difficile sentirlo abbaiare, mansueto ma anche energico e frizzante quando ce n’è bisogno.
Abbastanza forte per poter salvare un uomo in acqua e tanto delicato e sensibile da poter essere impiegato come sostegno e terapia per i bambini disabili.
La simpatia del suo sguardo è accattivante e lascia trasparire cosa c’è dietro a quegli immensi occhioni.
Ci sono soggetti di 45-48 kg dotati di una forza tale che gli consentirebbe di fare a pezzi un cervo, ma altrettanto colmi di una delicatezza difficile da riscontrare in qualunque altra razza.
Il labrador può essere utilizzato pressoché per ogni attività: è un cane da caccia, da riporto per la precisione; è un cane d’acqua, elemento nel quale si trova naturalmente a suo agio; ha un fiuto infallibile, infatti ormai ha soppiantato le altre razze nell’affiancamento delle forze dell’ordine, come cane anti droga e non solo.
Certo non è un cane da guardia, ma nessuno è perfetto e poi non è detto che l’assenza di questa caratteristica sia un difetto.