Considerazioni sulle Esposizioni Cinofile

LIBERO DI DIRE CIO’ CHE PENSO SUGLI ALLEVATORI E IL MONDO DELLE ESPOSIZIONI


Molti si definiscono allevatori dopo aver fatto due cucciolate che di solito coincide con l’ottenimento dell’affisso e il riconoscimento dell’allevamento da parte dell’ ENCI e della FCI, ma questo non basta. (l’affisso è il nome sempre uguale che sul pedigree precede o segue (suffisso) il nome vero e proprio del cane, nel mio caso è St. John Line.) L’affisso non è nemmeno garanzia di serietà dell’allevamento, perché chiunque lo può ottenere.
Certo bisogna pagare una specie di tassa, possedere due fattrici della medesima razza, averci fatto due cucciolate, sottoscrivere un codice etico, ma poi nessuno ne verifica l’osservanza, nemmeno a campione.


L'aspirante allevatore non deve sostenere alcun esame che determini il livello di conoscenza della/e razza/e che vuole allevare, pertanto chiunque a suo rischio e pericolo può farlo.
Se fosse veramente così, cioè se a rischiare fosse solo lui andrebbe anche bene, purtroppo chi rischi sono anche i cani, al razza in genere, e i clienti che prendo in affido cani da allevatori impreparati.
Molto spesso negli allevamenti, si allevano contemporaneamente molte razze diverse tra loro al solo scopo di lucrarvi.Confesso che anch’io mi sono sentito orgoglioso quando ho ricevuto la lettera che mi comunicava la concessione dell’affisso e mi son detto……….. “adesso sono un allevatore a tutti gli effetti”, ma come si dice a Milano : “un bel negot!” (un bel niente!).

  • Mi è bastato conoscere alcune persone veramente degne di chiamarsi Allevatori e il sogno si è infranto
  • C’è chi si trova mezzo gradino più su, nella scala evolutiva dell’allevatore, rispetto a quelli che hanno appena iniziato e si definiscono allevatori arrivati perché nella loro lunga carriera, sono riusciti a creare qualche soggetto che ha vinto in esposizione, ottenendo il titolo di campione italiano di bellezza o campione internazionale.
  • Poi ci sono quei soggetti che invece si reputano grandi esperti della razza e ostentano continuamente la loro mnemonica conoscenza dei nomi di alcuni cani importanti che compongono i pedigree, sempre gli stessi tra l’altro, caparbi e ripetitivi a tal punto che alla fine li imparano anche i loro cani.
  • Personalmente ritengo che ne avere l’affisso ne vincere in esposizione ne tanto meno conoscere a memoria i nomi dei cani storici, determini se un allevatore è degno o meno di definirsi tale.
  • L’allevatore di cani dovrebbe essere umile e silenzioso nel suo lavoro, colui di cui tutti  parlano quando si vede passare un suo cane perché lo rappresenta con quelle unicità distintive ed inconfondibili.

per dar sfogo alla sua passione per i Labrador e non per il suo narcisismo…..

Nel suo lavoro, fatto per dar sfogo alla sua passione per i Labrador e non al suo narcisismo, spesso isterico, cerca di apportare alla razza un miglioramento, almeno dal suo punto di vista, producendo dei soggetti in linea con lo standard ma che riportano, generazione dopo generazione, l’impronta fenotipca del proprio allevamento, fondando quindi quella che in gergo si chiama una propria “LINEA DI SANGUE”.
Una serie di caratteristiche fisiche e anche comportamentali uniche che legano tutti i cani prodotti in un allevamento e che non possono limitarsi ovviamente al semplice colore del mantello o alle dimensioni dei soggetti.
Questo è il vero lavoro di allevamento, costruire il proprio cane, modellandolo secondo il proprio gusto, generazione dopo generazione, scegliendo i soggetti da accoppiare con metodo e rigore, tenendo sempre presente lo standard, con uno sguardo anche ai pedigree ma prima di tutto alle caratteristiche fisiche e sempre e soprattutto seguendo drasticamente il proprio ISTINTO!!. [Mia figlia con la Jaky]
Il lavoro, lo studio e gli accoppiamenti costruiscono l’esperienza, ma l’istinto o ce l’hai oppure no e questa a mio parere, è la grande discriminate che contraddistingue chi cerca di fare un buon lavoro di allevamento e chi invece lascia il segno.
Quindi conoscere i pedigree a memoria, aver comprato dei buoni cani, ti può aiutare, ma non ti farà diventare più bravo.

L'istino è la grande discriminante o ce l'hai o non ce l'hai…..

Dal mio punto di vista in Italia, esistono solo pochi allevatori che sono riusciti a fare questo e alcuni di loro nemmeno partecipano alle esposizioni o di rado e vivono nel silenzio del loro lavoro, alcuni nemmeno detengono campioni italiani ecc…. ma hanno dei cani che corrispondono a quello che loro hanno sempre ricercato in un labrador e sono contenti così.
Molti si sentono Allevatori perché sono diventati popolari dopo che da molti anni calcano i ring e si sentono amati e benvoluti, ma anche perennemente truffati dai giudici, a detta loro, incapaci quando non li fanno vincere, se non poi diventare dei grandi esperti della razza la settimana successiva quando fanno vincere i loro cani.
I discorsi a bordo ring sono principalmente questi, legati alle previsioni su chi vince in quella classe, su chi è amico del giudice, su cosa fa questo o quello nella sua vita privata ecc….. ogni tanto capita ma è molto difficile, sentire allevatori che si scambiano consigli su come raggiungere o meno il proprio obbiettivo di allevamento, o su come risolvere quel problema nel proprio allevamento.
E nel ring si vede gente che per vincere è disposta a tutto, anche a cercare di fregare il giudice giocando sulla sua poca memoria.
Rientrando ad esempio dopo esser stato escluso o a mettersi davanti nella graduatoria per farsi assegnare il primo posto anziché l’ultimo, a me è capitato, roba da mollare li il cane e spaccargli la faccia seduta stante.
Altri si sentono allevatori perché con una botta di culo ogni tanto, o perché comprano il cane giusto dall’estero, riescono a vincere nelle esposizioni di bellezza con un loro soggetto.

Allevare è il verbo che si riconduce al sostantivo allevatore ma il significato intrinseco delle due parole può assumere direzioni completamente opposte……

Magari la vittoria è arrivata perché conoscono quello o quell’altro giudice e non curanti di tutta questa ipocrisia, festeggiano la chiusura del campionato del loro cane convinti di aver raggiunto un obbiettivo.
Ma la domanda allora è, qual è l’obbiettivo di un allevatore?
C’è chi la pensa come me e sottoscriverebbe quello che ho descritto sopra, c’è poi chi pensa, ma non lo dice, che allevare significhi vincere le esposizioni (con tutti i mezzi a disposizione).
Infine c’è chi pensa che allevare sia produrre cuccioli a nastro e lucrare su questo.
Un giorno ho domandato ad un’importante allevatrice di fama internazionale se conoscesse qualche soggetto prodotto da qualche allevatore italiano che l’avesse veramente colpita, e lei mi rispose a stento con il nome di un solo cane.
Questo fatto è emblematico!!!!
Alcuni soggetti che bazzicano l’ambiente, dall’alto della loro ventennale esperienza mi hanno sempre parlato di umiltà ed impegno, che loro probabilmente hanno perso col tempo o che non hanno mai avuto, visto che i loro cani non li riconosce nessuno.
Allevare è il verbo che si riconduce al sostantivo allevatore ma il significato intrinseco delle due parole può assumere direzioni completamente opposte.
Anche chi alleva mucche da carne o da latte alleva ed è un allevatore a tutti gli effetti ma i suo obbiettivo sono diversi, nel primo caso produrre esemplari pasciuti nel secondo caso soggetti capaci di produrre decine di litri di latte al giorno,  [Alcuni dei miei cani - Phoebe - Wendy - John - Summer] sono due cose molto diverse tra loro, almeno loro dichiarano il loro reale obbiettivo.
Perciò allevare cani a volte si confonde con, produrre cuccioli, altre con vincere le esposizioni.   
La cosa spaventosa è che questo capita nel migliore dei casi, perché a volte si limitano a cercare solo il nome e relativo numero dell’allevatore o del proprietario sul catalogo espositori, per non sbagliarsi e far vincere l’amico raccomandato. 
Un giorno in un esposizione, uno di questi giudici torbi e pusillanimi mi fece un osservazione verbale sulla coda di una mia femmina, perse ben 5 minuti per spiegarmi cosa significasse la “coda di lontra”, probabilmente l’unica cosa che aveva letto il giorno prima per rinfrescarsi sullo standard di razza che doveva giudicare.

Senza presunzione ma solo perchè è la prima cosa che guardo in un labrador (e chi mi conosce lo sa) lo sapevo meglio di lui com'è una coda di lontra ma lo lasciai parlare per rispetto del ruolo.

Tutto ciò per spiegare quanto poco allevatore uno si possa sentire quando i suoi cani vengono giudicati o fatti vincere da soggetti di questo tipo……….

Il rinc......ito, escluse il mio cane che ha diversi difetti ma ha una bellissima coda DI LONTRA, e fece vincere un cane che aveva la coda simile a quella di un pointer, unitamente ad una sequela di  difetti che lo rendevano un Labrador veramente brutto, purtroppo per lei.

Seppi poi che la proprietaria, era la compagna di un altro giudice amico di questo fenomeno e capii il perché di tanta sfrontata arroganza.

La cosa atroce è che questi personaggi vengono invitati a a volte anche a giudicare durante i raduni direttamente dal club di razza.

Tutto ciò per spiegare quanto poco felice si possa sentire un allevatore dei propri risultati ottenuti in esposizionequando i suoi cani vengono giudicati e fatti vincere da soggetti di questo tipo.

Nella mia vita io non sono mai sceso a compromessi e nemmeno ho mai calato le braghe davanti a nessuno e mai lo farò.

Di questo ne ho pagato e ne pago ancora le conseguenze e probabilmente non avrò mai un campione italiano o internazionale allevato da me, ma so di essere una persona che veramente dice ciò che pensa e si comporta di conseguenza a proprio rischio e pericolo e cerca di  perseguire i propri obbiettivi a testa bassa, quindi costruirò il Labrador con le caratteristiche che io preferisco. 


Il mio racconto non vuole esser un'appunto a nessuno e nemmeno la condanna del mondo delle esposizioni o degli allevatori, di cui comunque mi sento parte. Semmai è l'esternazione e la lettura critica di alcuni miei liberi pensieri, pubblicati sul mio sito in maniera libera da cui chiunque è libero di dissentire. Tengo a precisare che trannne che per i racconti degli episodi specifici realmente accaduti, ogni riferimento, anche se generico, a persone fatti o cose è puramente una casualità.
 
Grazie e alla prossima

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok